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Duo

Duo Cristina Barbuti e Alexander Lonquich

Biografia

Cristina Barbuti e Alexander Lonquich sono compagni di vita dal 1991. Grazie alla comune passione per il teatro, nel 1999 ha inizio la loro collaborazione artistica. Hanno fondato, con altri artisti provenienti da campi diversi, il Villon Ensemble, gruppo che si dedica a laboratori di indagine sull’espressività rivolti a bambini, adolescenti e adulti, non solo musicisti (Campus Internazionale di Sermoneta, Accademia pianistica di Imola, Scuola di musica di Fiesole, etc.) e a lavori teatrali/musicali in Italia, Germania e Austria.

 

Nel 2002, in questo speciale contesto teatrale, è iniziata la costante attività concertistica del duo pianistico. Da allora il duo ha affinato un repertorio, sia a quattro mani sia per due pianoforti, sempre più vasto, partendo dalla letteratura classica e francese fino alla Sonata di Bartok per due pianoforti e percussioni, opere di Ligeti e Berio e la Sinfonia concertante per due pianoforti e orchestra d’archi di Dinu Lipatti, sempre mantenendo al centro della sua ricerca l’opera per pianoforte a quattro mani di Franz Schubert. Cristina Barbuti e Alexander Lonquich appaiono insieme nelle più prestigiose stagioni concertistiche in Italia, Svizzera, Austria, Norvegia, USA e Germania e si sono esibiti durante festival di musica da camera quali Festivo–Aschau, Elmau, Bebersee, Meiringen, Lofoten, Spannungen–Heimbach e, da sei anni, in ogni edizione del Festival di Lockenhaus.

 

Il duo ha registrato per le più importanti emittenti radiofoniche europee e collaborato con numerose orchestre tra le quali: la Stuttgarter Kammerorchester, l’Orchestra da Camera di Mantova e la Camerata Academica Salzburg. Nel 2014, Alexander Lonquich e Cristina Barbuti hanno creato Kantoratelier – arte psiche musica teatro, uno spazio performativo e laboratoriale nella loro abitazione fiorentina dove poter realizzare progetti autonomi e dove possano incontrarsi diversi linguaggi dell’arte e del pensiero.

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Press

[…] Lonquich e Barbuti, Schumann a quattro mani […] Una ricchezza poetica […] interpretata magnificamente da due pianisti comunicativi, che suonavano a quattro mani, ma sembravano pensare e sentire con una sola testa […]

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Lucia Brighenti, Gazzetta di Parma, 18 gennaio 2017